LA VICUÑA: Storia del tessuto più famoso

LA VICUÑA: Storia del tessuto più famoso

La fibra tessile più pregiata ed esclusiva al mondo deriva dal più piccolo dei camelidi sudamericani: la vicuña. 

L’80% di questa specie protetta, di cui oggi se ne contano circa 180.000 esemplari, vive sulle Ande, in enormi allevamenti che ne permettono la vita allo stato brado. Questo animale, considerato sacro dalla popolazione Incas, ha rischiato l’estinzione dal 1572, data che segna la fine dell’impero Inca, agli anni Settanta del ‘900. 

Il declino di questa razza, iniziato a seguito della colonizzazione spagnola, è stato causato prima dai conquistadores e successivamente dai bracconieri che hanno perseguitato per secoli questo animale al fine di impadronirsi del suo pregiatissimo vello. 

Negli anni Sessanta del 1900 si contavano circa 5mila esemplari, a differenza dei 3 milioni presenti nel sedicesimo secolo. Ebbero dunque inizio, tra gli anni Sessanta e Settanta, i primi tentativi di salvaguardia di questa specie animale da parte dello stato peruviano concretizzati nella creazione di riserve naturali e nell’emissione di decreti che ne regolamentassero l’uccisione e il commercio. 

 

Fu a Washington, nel 1976, che la vicuña venne inserita nell'Appendice I, riservata alle specie che necessitano il massimo grado di protezione. Questa azione, intrapresa dalla convezione internazionale dell’ONU che regola il commercio di animali e piante in pericolo, decretò la fine di ogni forma di sfruttamento della vicuña. 

Numerose ragioni giustificano la preziosità del manto di questo animale che è considerato così pregiato da essere addirittura soprannominato “Vello degli Dei”. La difficoltà di reperimento dovuta al basso numero di esemplari esistenti si somma alla minima quantità di lana prodotta da questo animale adulto, che è di circa 100 grammi di fibra ogni due anni, una quantità minima considerando che per un cappotto è necessario utilizzare il vello di circa 25-30 animali adulti. 

 

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