Il Lanificio Fratelli Piacenza ha superato crisi economiche, guerre, occupazioni e incendi, alternati a periodi di rinascita e di grande ottimismo, giocando sempre un ruolo da protagonista grazie alla solidità, all’intraprendenza e al coraggio della famiglia. I Piacenza hanno saputo, con lungimiranza, cavalcare il proprio tempo in ogni momento mettendosi in luce sia a livello industriale sia politico. Aprire il commercio a Torino quando a causa dell’occupazione francese il lanificio aveva perso lavoro e operai, studiare ed adottare le tecniche innovative straniere producendo per primi in Italia i tessuti fantasia nei decenni delle guerre d’indipendenza, scoprire e importare alcune fibre nobili, conquistare riconoscimenti, la simpatia di politici importanti come Cavour e, soprattutto, nuovi mercati per i tessuti: Francia, Belgio, Inghilterra, Svizzera, le Americhe, le Indie, i paesi asiatici, all’epoca di Felice. E trovare nuovi stimoli per risollevarsi dopo la grande crisi degli Anni 30 e dopo la Seconda Guerra Mondiale. Qualcuno ha ricoperto incarichi pubblici importanti: Giovanni Battista come presidente della Corte d’Appello di Torino e collaboratore per la stesura del Codice Civile, Giuseppe Battista come primo architetto civile del re e membro dell’Accademia di Torino. Altri hanno portato innovazioni in azienda riportandola in auge dopo i momenti bui. Sempre animati dall’amore per la qualità e per la natura.
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A partire dal 1982 nasce l’idea della Fondazione Famiglia Piacenza che ha il duplice scopo di salvaguardare il patrimonio storico e culturale della famiglia e di favorire la conservazione di documenti e macchinari da parte di tutta la comunità della Valle Elvo. Nell’archivio Piacenza si custodiscono centinaia di atti, come quello ottenuto dal Comune di Pollone nel 1750 per l’uso perpetuo dell’acqua del torrente Oremo, di corrispondenze con clienti e fornitori, di ricerche di personale, di documenti amministrativi, ma anche di fotografie e filmati inediti, seppure molto si sia perso in un incendio nel 1812. La Fondazione ha pubblicato il libro intitolato: «Una famiglia tra il Risorgimento e l’Europa» di Andrea Pivotto, partecipa a mostre e a conferenze e fa parte della «Rete degli archivi del tessile e della moda».
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Tra fine ‘800 e prima metà del ‘900 viaggiare era scomodo, lento e pericoloso. La Terra sembrava più grande, adatta solo agli spiriti coraggiosi. Da luoghi lontani arrivavano notizie di natura antropologica, botanica, scientifica e immagini che presentavano aspetti del mondo mai visti. I viaggi di Mario e Guido Piacenza hanno portato scoperte inestimabili per l’azienda. Durante la spedizione nell’Himalaya (1913), Mario scopre la morbidezza e il calore dei tessuti allacciati alle caviglie degli sherpa. Immediatamente comprende di aver trovato un alleato contro il freddo e ne cerca l’origine. La curiosità e l’amore per la vita dei pastori nomadi e dei loro animali lo conduce alla scoperta: il sottopelo delle capre cashmere. Anni dopo esplora il lato lunare della Terra. Nei deserti del Medio Oriente, dai berberi apprende quanto sia prezioso il cammello. La “nave del deserto”, oltre a essere indispensabile mezzo di trasporto, si rivela fondamentale anche per affrontare
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L’azienda è oggi guidata da Carlo, amministratore delegato e rappresentante della tredicesima generazione Piacenza. Dal 4 luglio 2016 è il nuovo Presidente designato dell’Unione Industriale Biellese, incarico già rivestito da Giovanni e Felice, fondatore della stessa. La quattordicesima generazione ha, già da tempo, fatto il suo ingresso in azienda e lo affianca al timone su fronti diversi. La gestione del lanificio è affidata a Ettore che si occupa dell’acquisto delle materie prime e della fase produttiva. Suo fratello Vasiliy riveste il ruolo di brand manager. Guido, dopo un’esperienza in azienda, ha dedicato tutta la sua vita alla tutela della Riserva Naturale Speciale Parco Burcina “Felice Piacenza”. Suo figlio, Felice opera all’interno del team dedicato al design.